Ariberto Segàla
Arca Edizioni, 2003
Racconto, reportage o inchiesta? Difficile definire l’angolazione di questo libro. Nel quale l’autore, attraverso testimonianze e minuziose ricerche
“sul posto”, ricostruisce i fatti, incredibili ma autentici, accaduti in una remota valle nel parco del Gran Paradiso. Durante una normale giornata di servizio, una guardia scorge nel cannocchiale un grande stambecco.
Le corna, a forma di antica scimitarra, sono le più belle mai viste. Ma subito la storia si tinge di giallo: da dove arriva l’animale, in quale angolo del parco ha trascorso la giovinezza e come mai nessuno ne ha mai segnalato l’esistenza? Da quel giorno Provino
Chabod gli si mette alle calcagna per cercare di carpirne il segreto. Sultano, così il guardiaparco ha battezzato lo stambecco, si rivela subito un animale speciale. Non solo per la sua forza e autorità, ma per capacità quasi medianiche. Spodestati uno dopo l’altro tutti i rivali, diventa per quasi 10 anni signore della valle di Rhêmes. E lui a decidere i movimenti del branco, la scelta dei pascoli, la distribuzione dei compagni sul territorio. Le femmine gli si concedono senza bisogno di corteggiamenti, i giovani lo servono, i vecchi fanno ala al suo passaggio.
Un animale, si direbbe, felice. Eppure, a volte, scompare per settimane. Provino si accorge che corre la montagna in solitudine, come se fosse inquieto o cercasse qualcosa. Finché una sera, ormai prossimo alla fine, si ritira in una solitaria plaga della valle. E qui accadono fatti straordinari. Da quel giorno la vita di Provino non sarà più la stessa.